
Il Coronavirus cambierà la nostra idea di igiene degli ambienti?
È il 22 febbraio 2020. Il primo impatto con il Coronavirus è stato, per noi di Materially, la stesura di regole igieniche per l’ufficio.
Siamo esperti di materiali, in fondo sappiamo cosa va fatto: quindi, via spugnette, via asciugamani in tessuto (che avevamo introdotto per ridurre l’uso di prodotti usa-e-getta), ma solo salviette in carta, niente bicchieri riutilizzabili tranne i propri.
E poi: lavarsi le mani ogni volta che si esce o si toccano i materiali che possono aver toccato anche altri, disinfettare con alcool il tavolo riunioni dopo ogni incontro e la propria scrivania la mattina e la sera, non scambiarsi penne, mouse, tastiere e cellulari, e pulire periodicamente anche questi.
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Oggi, anche se il tema è ancora in fase di studio, ricerche preliminari ci confermano che il sars-cov-2, il coronavirus responsabile dell’attuale pandemia, sopravvive alcune ore sulle superfici.
La disinfezione degli oggetti e dei materiali con cui entriamo in contatto viene quindi indicata tra le azioni per una corretta prevenzione della diffusione del virus. L’ISS suggerisce l’utilizzo di semplici disinfettanti, contenenti alcool denaturato in concentrazione attorno al 75% o candeggina, per la pulizia delle superfici come tavoli, piani di lavoro, ma anche oggetti che potrebbero essere toccati da più persone: cellulari, telefoni, penne, il volante dell’auto ecc.
Oggi i materiali migliori risultano quelli più facili da pulire: superfici a ridotta porosità, ad esempio il vetro o l’acciaio, ma anche i laminati o le ceramiche, con una struttura molto compatta che favorisce la pulizia anche con sostanze non abrasive, quali appunto l’alcool o la candeggina.
E domani?
Non dubitiamo che nel futuro si presterà maggiore attenzione al tema della sanificazione delle superfici.
Già l’epidemia, per quanto contenuta, di SARS, nei primi anni 2000 ha ispirato lo sviluppo di nuove tecnologie e di diversi progetti di design, tra cui spicca quello di due studenti dell’Università di Hong Kong, Sum Ming Wong e Kin Pong: una maniglia in grado di autosterilizzarsi grazie alla combinazione di un coating a base di biossido di titanio e luce UV, alimentata dal movimento di apertura e chiusura della porta. Il progetto ha vinto uno dei James Dyson Awards nel 2019, e si inserisce nel filone dei materiali definiti “autopulenti” che utilizzano nanoparticelle per attivare reazioni che abbattono le cariche batteriche.
Premesso che le proprietà batteriostatiche non hanno effetti migliorativi nel contesto che stiamo attraversando oggi (i batteri sono organismi che nulla hanno a che vedere con i virus), l’attenzione al tema darà sicuramente un ulteriore impulso a questa tipologia di materiali, per le superfici domestiche, ma anche in oggetti e accessori di uso quotidiano.
Visita il link, per saperne di più sulla pulizia e disinfezione delle superfici contro il Coronavirus.
Visita il link, per informazioni sul progetto self-sanitising door handle
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