Materie plastiche alternative: è possibile ridurre la dipendenza dalle fonti fossili?
Le materie plastiche hanno trasformato il nostro vivere quotidiano, fornendo soluzioni versatili e convenienti per una vasta gamma di applicazioni. Tuttavia, l’uso eccessivo delle plastiche tradizionali, derivanti da fonti fossili, ha un impatto negativo sia in termini di emissioni di CO2, sia in termini di inquinamento a livello locale. Per affrontare queste sfide, l’industria si sta attrezzando per proporre materie plastiche alternative con impatto ambientale ridotto grazie all’uso di materie prime e processi più sostenibili.
Quali sono le principali direzioni di sviluppo per queste materie plastiche alternative?
Si tratta di materiali progettati per avere un impatto ambientale ridotto rispetto alle plastiche convenzionali. Questo può essere ottenuto in diversi modi, a seconda dell’ambito applicativo. Se nell’usa-e-getta la direzione è l’eliminazione delle materie plastiche tout court, in altri ambiti, dove la plastica presenta indubbi vantaggi anche ambientali, come la durabilità, la resistenza agli urti e soprattutto la leggerezza, si punta a sviluppare materie plastiche alternative alle tradizionali attraverso l’uso di materie prime da fonte rinnovabile (bio-based) o da riciclo.
Le bioplastiche possono essere biodegradabili o non biodegradabili; contribuiscono a ridurre la dipendenza da fonti fossili e hanno generalmente una carbon footprint inferiore ai loro corrispondenti di origine petrolchimica.
Un caso studio interessante è lo sviluppo di lenti ottiche con contenuto biobased bio attribuito. Si tratta di una poliammide trasparente, prodotta da Evonik, ottimizzata specificamente per l’industria ottica, basata sull’approccio del bilancio di massa che si traduce in una percentuale del 40% di materia prima di origine biologica nel polimero. In combinazione con una produzione che utilizza interamente energia da fonti rinnovabili, si arriva a una riduzione dell’impronta di carbonio del 50%. Il dimezzamento del bilancio di carbonio è confermato da una certificazione di TÜV Rheinland.
Le materie plastiche alternative con contenuto bioattribuito hanno prestazioni del tutto identiche alle corrispondenti da fonti fossili e possono quindi essere utilizzate anche in applicazioni che richiedono performance specifiche, come avviene nel settore dell’occhialeria.
Le plastiche riciclate derivano invece dal riciclo di materiali plastici esistenti, il che non solo riduce la quantità di rifiuti plastici, ma anche la necessità di produrre nuova plastica, risparmiando risorse ed energia. La carbon footprint delle plastiche riciclate è inferiore proprio perché viene “tagliata” tutta la fase che va dall’estrazione alla produzione del granulo.
Sempre più aziende propongono prodotti con contenuto riciclato, anche in settori tecnici con necessità prestazionali elevate. È il caso di Technogym, che ha presentato una serie di attrezzi fitness per ridurre al minimo l’impatto ambientale fin dalla fase di produzione.I componenti in plastica sono realizzati in resina termoplastica a base di ABS con un tasso di circolarità del 60%, derivante dal riciclo meccanico di rifiuti domestici, elettrici ed elettronici. L’utilizzo di materiali riciclati consente il recupero di circa 7 kg di plastica per pezzo e si traduce in una riduzione del 50% delle emissioni di CO2 rispetto all’utilizzo di materiali completamente vergini.
Immagine di apertura: bioplastica a base cellulosica con 45% di carbonio rinnovabile che offre elevate prestazioni e un impatto ambientale ridotto per applicazioni complesse. Dalla library di Material ConneXion