Architettura ponderata
Con la graduale sensibilizzazione in epoca moderna riguardo il tema del consumo di suolo, il riuso di edifici e la loro possibile trasformazione funzionale ha preso piede sempre di più all’interno della pratica architettonica internazionale. Luoghi che in precedenza venivano semplicemente rasi al suolo per fare spazio a nuove costruzioni vengono oggigiorno considerati possibili risorse a cui donare una seconda vita. Specialmente il patrimonio del costruito industriale, ormai spesso in disuso o non più al passo coi tempi, è diventato protagonista di un vero e proprio trend della trasformazione degli spazi. Gli edifici industriali grazie alle proprie caratteristiche spaziali dimensionali offrono infatti spesso un’ampia facilità di adattamento a nuove funzioni e una solida base di partenza su cui basarsi per nuovi ambiziosi progetti architettonici.
Per quanto questa tendenza di riconversione spaziale sia da considerarsi fondamentale nel diminuire l’impatto di nuove costruzioni sul territorio, essa non rappresenta tuttavia l’unica pratica possibile di riuso dell’ambiente costruito e delle sue risorse. Molto spesso durante opere di trasformazione, riconversione o demolizione di edifici, elementi e materiali ancora utilizzabili vengono infatti smaltiti in quanto non considerati idonei a trovare un ruolo all’interno della nuova vita dell’area da cui provengono. Questo ha come diretta conseguenza non solo a uno spreco, ma soprattutto un importante impatto ambientale causato dal prematuro arrivo a fine vita di queste risorse.
Il dibattito e la ricerca riguardo il miglioramento di tali pratiche sta però vedendo finalmente la nascita di realtà il cui obiettivo è focalizzato al tema del riuso non solo come trasformazione spaziale, ma specialmente come processo circolare.
Image courtesy of Rotor Deconstruction
Fondamentale in quest’ambito citare il lavoro portato avanti da Rotor, gruppo attivo in campo architettonico con base a Bruxelles. Rotor pone l’accento della propria ricerca sul tema del riutilizzo di materiali e componenti provenienti da demolizione parziale o totale di edifici.
L’attività del gruppo è infatti nata inizialmente intorno al 2014 a partire dal progetto Opalis. Esso aveva come obiettivo la creazione di una piattaforma digitale condivisa che mettesse in collegamento piccole realtà che presentavano esperienza nel campo, appunto, del riuso di materiali da costruzione, con aziende, progettisti e costruttori. Lo scopo dell’iniziativa era infatti di nutrire e incoraggiare queste pratiche creando efficaci connessioni sul territorio dell’area di Bruxelles. Il progetto ha avuto negli anni un successo tale da coprire ormai un’area che non si limita al Belgio ma include anche Francia e Olanda, in un’incredibile rete di attori a diverse scale di intervento.
Image courtesy of Rotor Deconstruction
Image courtesy of Rotor Deconstruction
L’operato di Rotor si è così evoluto negli anni portando alla nascita di Rotor DC (Rotor Deconstruction). Le attività di Rotor DC non si limitano al recupero dei materiali e degli elementi da costruzione durante le opere di smantellamento di un edificio, ma si estendono alla catalogazione degli stessi e alla loro conservazione, fino alla vendita. Vengono offerte anche consulenze ad attori diversi (costruttori, architetti, proprietari di immobili) riguardo i corretti processi da seguire e il possibile impiego di materiali recuperati.
I materiali, una volta recuperati richiedono solitamente di essere lavorati con processi più o meno elaborati per poter essere reintrodotti sul mercato. Rotor si pone come obiettivo di tentare di standardizzare il più possibile tali pratiche di lavorazione per rendere i prodotti competitivi a livello di prezzo, ma data l’unicità di molti pezzi è spesso necessario un intervento manuale ad hoc.
I pezzi e i materiali, conservati nei magazzini adiacenti alla loro sede, sono costantemente visibili e acquistabili all’interno dello shop online ospitato sul sito internet di Rotor, dove i vari componenti sono catalogati per tipologia o per edificio da cui sono stati recuperati.
Image courtesy of Rotor Deconstruction
Con sede nella stessa città, Bruxelles, anche lo studio BC Architects ha avuto modo negli ultimi anni di contribuire in maniera proficua al dibattito sul riuso.
La loro azione si concentra sulla terra di scarto proveniente dalle opere di scavo per le fondazioni degli edifici, essa infatti è di difficile trasporto e stoccaggio e si stima che più del 70% della stessa venga semplicemente accumulata in opportune zone di smaltimento come un banale rifiuto.
Image courtesy of BC Materials cvba
BC Architects (tramite il proprio spin-off BC Materials) ha per questo sviluppato un’intera gamma di materiali da costruzione ricavati dalla terra di scarto delle opere di scavo che comprende intonaci, mattoni e opere in-situ in terra battuta. Oltre a presentare soluzioni costruttive dalle interessanti caratteristiche energetiche, essi permettono di diminuire il già fin troppo elevato impatto ambientale di un’opera di costruzione, introducendo un processo di economia circolare al suo interno.
Image courtesy of BC Materials cvba
Image courtesy of BC Materials cvba
I servizi offerti da BC Architects spaziano dalla semplice vendita dei materiali, alla consulenza, alla formazione riguardo a tecniche costruttive e materiali, sino alla progettazione ad hoc.
La costruzione di edifici è uno dei settori con il maggior impatto ambientale, ma intervenendo sui processi è possibile iniziare a creare un cambiamento.
Queste due realtà ci mostrano come il tema del riuso possa essere declinato e offrire diverse sfaccettature, e come il pensiero circolare debba sempre di più diventare parte fondamentale del mondo costruttivo e creativo contemporaneo.