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Affrontare il tema delle micro- e nanoplastiche per mezzo di soluzioni innovative nelle strategie di design

Microplastiche e Nanoplastiche, qual è esattamente la differenza?

Le microplastiche e le nanoplastiche sono piccole particelle di plastica che possono essere trovate in diversi prodotti e vari ambienti. Si definiscono microplastiche i frammenti di plastica con diametro inferiore a 5 mm, mentre vengono classificate come nanoplastiche tutte quelle particelle di plastica che presentano un diametro inferiore a 0,001 mm.

Le microplastiche e le nanoplastiche possono essere ulteriormente classificate in due tipologie: primarie e secondarie. Le microplastiche e le nanoplastiche primarie vengono fabbricate intenzionalmente e aggiunte a prodotti di uso comune come cosmetici, prodotti per la cura personale, ma anche  vernici e tessuti. Le microplastiche e le nanoplastiche secondarie, invece, si formano dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi, come bottiglie, borse, pneumatici, reti da pesca… e altro ancora. Le microplastiche e le nanoplastiche destano preoccupazione perché possono essere introdotte negli ecosistemi naturali attraverso vari modi, come con le acque reflue, con il deflusso delle acque, grazie al vento o all’accumulo di  rifiuti. Possono anche accumularsi nella catena alimentare e sono quindi attualmente oggetto di numerose indagini riguardanti il loro impatto sulla salute della fauna selvatica e degli esseri umani. (Per saperne di più).

Ok, e…  le microfibre?

Le microfibre, invece, possono essere comunemente definite come sottili fili di fibre che possono staccarsi da tessuti come poliestere, nylon o acrilici durante i lavaggi o anche solo durante l’uso. Le microfibre sono un tipo di microplastica che può presentare diverse forme, come sezioni cilindriche, a nastro, o strutture a stella.Queste  possono in realtà anche generarsi da tessuti naturali come cotone, canapa e altri, e il problema associato alla loro dispersione nell’ambiente è che, indipendentemente dalla loro natura, possono accumulare e trasportare sostanze inquinanti, come coloranti, metalli o contaminanti organici che possono compromettere la salute di diversi organismi, soprattutto in ambiente acquatico, danneggiando in questo modo interi ecosistemi.

Le stime sulla quantità di microplastiche rilasciate nell’ambiente variano molto, poiché è chiaramente difficile ricostruire e identificare i principali flussi di diffusione e la moltitudine di potenziali fonti.

Ciò che è chiaro in questo momento è il fatto che siano necessarie nuove strategie nella progettazione di prodotti e materiali per affrontare questa tematica, unitamente ad una corretta comunicazione e formazione.

Come può il design contribuire allo sviluppo dei prodotti di domani?

Esistono diversi approcci possibili per limitare l’inquinamento da microplastiche, come tentare di ridurre i tassi di produzione e del consumo complessivo di plastica, definire dei miglioramenti efficaci nella gestione dei rifiuti e dei sistemi di riciclaggio, valutare  il divieto o la regolamentazione dell’uso di prodotti contenenti microplastiche, o lavorare allo sviluppo di materiali alternativi biodegradabili e biocompatibili, nonchè ideare sistemi di rimozione o degrado come sistemi di filtraggio o cattura che faciliteranno la raccolta.

Riportiamo qui alcuni esempi pratici di materiali fabbricati in questo contesto, sviluppati nella prospettiva di affrontare la questione dell’inquinamento da microplastiche. Maggiori dettagli possono essere trovati nella nostra Material Library, un servizio dedicato ad Aziende, Università e Centri di ricerca, di proprietà di MaterialConnexion e offerta qui a Milano da Materially.  Contattaci per ulteriori informazioni.

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In questa immagine vediamo un’alternativa biodegradabile alle microsfere di plastica prodotta utilizzando la cellulosa, il biomateriale più abbondante sulla Terra e l’elemento strutturale di piante e alberi. Questi componenti vengono solitamente utilizzati nell’industria cosmetica come elementi frizionanti per esfoliare o detergere nei prodotti per la cura personale a risciacquo. Questo materiale si traduce in un’alternativa più sostenibile e pratica su scala industriale come agente di carica, come soluzione per prolungare la durata di conservazione di alcuni prodotti, o per il rilascio controllato di principi attivi.

 

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L’immagine qui sopra rappresenta una nuova tecnologia brevettata di combinazione di una softshell e uno strato d’aria che crea un tessuto microclimatico 3D in un singolo strato. È prodotto con il 96% di poliestere riciclato (rPET) e il 4% di spandex. Questo tessuto leggero  è prodotto in modo efficiente dal punto di vista energetico, senza processi di laminazione o incollaggio. La sua struttura a trama fitta garantisce durabilità e resistenza all’acqua, mentre lo strato 3D ricco di cavità d’aria mantiene la temperatura corporea senza l’impiego di materiali di riempimento, riducendo così il rilascio di microfibre inquinanti durante i cicli di  lavaggio.

 

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Qui vediamo una cannuccia ideata per la salvaguardia degli oceani, priva di microplastiche e al 100% biodegradabile. Stabile e resistente ai liquidi freddi e a temperatura ambiente, è, realizzata con materie prime di provenienza sostenibile. Il materiale è costituito principalmente da particelle di legno riciclato postindustriale e leganti di origine vegetale ed è compostabile industrialmente al 100% senza rilascio di microplastiche.

Se sei interessato ad approfondire questi e altri temi legati alle micro- e nanoplastiche resta aggiornato sulle prossime edizioni dei nostri corsi, sugli eventi in presenza, o iscriviti alla nostra newsletter.