Alternative alla pelle: quali sviluppi?
Image courtesy of VitroLabs Inc
Le pelli sono materiali naturali e duraturi lungamente impiegati nell’ambito della moda, dell’arredo e dell’automotive.
Negli ultimi anni, però, si è aperta una discussione attorno al loro utilizzo, che vede tra le motivazioni principali sia ragioni di natura etica, derivando esse dalla macellazione animale, sia ragioni di natura ambientale. Secondo un report UNIDO sull’impronta di carbonio della pelle, infatti, la produzione di 1 m² di pelle bovina genera circa 110 kg di CO2eq.
Il risultato di questa maggiore consapevolezza è il crescente interesse verso lo sviluppo di soluzioni alternative alla pelle di origine animale, che ha visto un impulso decisivo negli ultimi anni anche grazie a investimenti sempre più importanti.
Esistono diverse tipologie di materiali alternativi alla pelle con contenuto da fonte rinnovabile o rinnovata:
- materiali in microfibra con contenuto parzialmente o totalmente riciclato e/o di origine biologica;
- tessuti spalmati con contenuto riciclato e/o di origine biologica; si tratta perlopiù di materiali convenzionali, in cui si è prestata particolare attenzione alle materie prime, andando a sostituire la componente di origine fossile e riducendo l’uso di sostanze chimiche controverse;
- fogli con contenuto riciclato e/o di origine biologica, spesso con formulazioni proprietarie;
- rivestimenti naturali derivanti dai tagli di varie piante, legno, funghi, sughero, foglie di banano, ecc;
- materiali ibridi, con elevato contenuto a base di fibre e la presenza di una certa quantità di legante;
- materiali ottenuti tramite processi di bio-fabbricazione.
Micelio, gomma naturale, scarti e molto altro
Tre, in particolare, sono le tendenze che osserviamo.
La prima consiste nell’utilizzo degli scarti, tipicamente derivanti dall’industria agro-alimentare, come materie prime. Tra gli esempi possiamo annoverare pelli basate sulla lavorazione dei sottoprodotti industriali di arance e pale di cactus, che evitano i costi in termini ambientali ed economici legati al loro smaltimento; pelli costituite da scarti d’uva provenienti dalla vinificazione, oli vegetali e fibre naturali di origine agricola; o ancora pelli che sfruttano ingegnosamente gli scarti della lavorazione del tè, che altrimenti verrebbero smaltiti in discarica o brucia
La seconda consiste nella creazione di miscele completamente bio-based, con gomma naturale o bio-polimeri utilizzati come leganti.
La terza, infine, si basa sullo sfruttamento di processi di bio-fabbricazione tra cui la cellulosa batterica, il micelio o le proteine coltivate, che consentono di ridurre le emissioni di carbonio.