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Vetro e trasparenza materica

Ph courtesy Daria Scagliola & Stijn Brakkee

Il vetro, materiale largamente usato in architettura, viene sempre più spesso riproposto in nuovi formati in grado di generare effetti cangianti grazie alla combinazione tra rifrazione e riflessione luminosa. 

Moduli in vetro pieno quali mattoncini, cilindri o prismi dà infatti origine a effetti inaspettati e originali, a seconda della posa, del colore, della forma e della finitura superficiale del modulo.

Ph courtesy S. Anselmo

Uno dei primi esempi di questo utilizzo decorativo del vetro è il temporary store di Chanel ad Amsterdam; realizzato nel 2016 su progetto dello studio olandese MVRDV e realizzato da artigiani veneti, consta di una facciata in mattoni levigati realizzati a mano e posati a costituire una controfacciata semi-trasparente, il cui lo spessore gioca con la luce trasformandosi in una sorta di “muro d’acqua” di colore verde iridescente, che muta nelle diverse ore della giornata a seconda dell’incidenza della luce.

Ph courtesy Bart Van Vlijmen

Più recentemente, questa modalità di progettazione con il vetro ha dato origine a diversi progetti che combinano architettura e arte, come avviene nel Qaammat Pavillion, ideato dallo studio svedese Konstantin Arkitekter nel 2022 come landmark della cultura groenlandese. Si tratta di una monumentale costruzione in blocchi di vetro ispirata alle forme delle costruzioni tradizionali del luogo, scoperta sulla parte superiore e tagliata lungo una direttrice che apre lo sguardo sul paesaggio circostante. Pur essendo posizionata sulla terraferma, la struttura dialoga con il mare attraverso l’interazione del vetro con la luce.

Ph courtesy Julien Lanoo

Similmente, l’installazione Mirage, completata nel settembre 2023 nel campus Apple in California ad opera dello studio Zeller & Moye, si compone di cilindri di vetro, prodotti impiegando sabbie diverse da ogni angolo del pianeta, alti 1.8 metri e allineati in un pattern curvilineo che enfatizza le differenze cromatiche generate dalla materia prima di partenza e dalla diversa incidenza della luce sul modulo. Il nome stesso del progetto, Mirage, indica esattamente la somiglianza tra l’effetto “liquido” dell’opera e quello che si percepisce appunto nei miraggi.

Ph courtesy Julien Lanoo Iwan Baan

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