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Materiali per la salvaguardia degli oceani: focus sulla prevenzione dell’inquinamento e sul ripristino degli ecosistemi

L’oceano è uno degli ecosistemi più importanti della Terra, ma negli ultimi anni è stato esposto a minacce senza precedenti dovute all’inquinamento; in particolare ai rifiuti di plastica. Comprendere i diversi tipi di inquinamento da plastica, e i materiali che possono aiutare a mitigare o invertire l’impatto, è essenziale per proteggere gli ambienti marini. Questo articolo esplora la distinzione tra plastica che finisce nell’oceano, plastica recuperata dalle attrezzature marine e materiali alternativi che riducono il rilascio di microplastiche, nonché materiali strategici che possono aiutare nel ripristino dell’ecosistema.

Plastica ocean-bound: prima che raggiunga le acque

La plastica ocean-bound fa riferimento a quella già stata scartata o smaltita in modo improprio sulla terraferma, destinata a raggiungere l’oceano, in genere entro 50 km dalla costa. Questa plastica può entrare nei corsi d’acqua attraverso le discariche, gli scarichi fluviali o il deflusso delle acque piovane. Spesso si tratta di sacchetti di plastica, bottiglie e materiali di imballaggio che non vengono gestiti in modo adeguato. Una volta raggiunti i corpi idrici, queste possono essere trasportate dalle correnti nell’oceano, dove contribuiscono all’inquinamento marino. 

Oggi molte aziende hanno progettato e attivato reti di cooperazione per la raccolta di questi materiali, che possono ancora essere riciclati e trasformati in nuove risorse. Attraverso l’istituzione di attività di raccolta, impianti di smistamento e competenze internazionali, sono state in grado di realizzare nuovi prodotti come filati per tessuti e pellet per la produzione industriale di beni di consumo e stampa 3D.

Plastica recuperata da attrezzature marine dismesse

La plastica recuperata da attrezzature marine abbandonate – come reti da pesca, corde e boe –  si trova solitamente nell’oceano o sulle coste, dopo essere stata dispersa o abbandonata. Questi materiali plastici sono spesso realizzati in polietilene ad alta densità (HDPE) o polipropilene (PP), nonché in nylon, entrando a far parte di quei rifiuti marini che successivamente si accumuleranno nelle zone costiere e in mare aperto. Poiché queste materie plastiche sono progettate per durare a lungo, possono essere riutilizzate, se raccolte e pulite correttamente. Alcuni esempi di programmi di recupero delle attrezzature da pesca includono iniziative come Behaviour Change Cornwall e The Ocean Cleanup .

Image courtesy of Waldemar Unsplash

Materiali che sostituiscono la plastica ed evitano le microplastiche

Le microplastiche sono minuscole particelle di plastica, spesso di dimensioni inferiori a 5 mm, che possono derivare dalla decomposizione di plastiche più grandi o dal rilascio di additivi, ampiamente utilizzati nei prodotti di consumo. Per ridurre l’inquinamento da microplastiche in vari settori industriali, si stanno sviluppando e adottando materiali alternativi.

La microcellulosa fa parte di questi materiali, attirando l’attenzione come sostituto sostenibile agli additivi a base plastica nella cosmesi e in altri prodotti di consumo. La microcellulosa derivante da fibre vegetali, come la polpa di legno, è biodegradabile e atossica. Può essere utilizzata come alternativa naturale in prodotti per formulazioni cosmetiche (come agente addensante o riempitivo), in prodotti per la cura personale, come sostituto degli scrubber e persino in applicazioni industriali (come riempitivo in imballaggi biodegradabili o pigmenti).

Materiali che supportano il ripristino degli ecosistemi

Il ripristino degli ecosistemi marini richiede non solo la riduzione dell’inquinamento, ma anche il recupero degli habitat danneggiati. Diversi materiali e tecnologie vengono utilizzate per supportare il processo: tra questi, possiamo pensare al biochar (un materiale ricco di carbonio derivato dai rifiuti organici) che viene utilizzato per migliorare la qualità del suolo nelle zone costiere, favorendo la crescita delle piante marine e riducendo l’erosione. Quest’ultimo ha dimostrato diversi vantaggi e benefici unici nel risanamento e nella gestione delle zone umide costiere.

Un’altra opzione è l’uso di materiali biodegradabili o biocompatibili stampati in 3D, utilizzati per creare barriere coralline artificiali e strutture habitat per gli organismi marini. Quest’ultime sono pensate per degradarsi gradualmente, favorendo la crescita autonoma degli ecosistemi naturali.

La salute degli oceani è strettamente legata ai materiali che utilizziamo e che gettiamo. Sebbene esistano chiare opportunità per ridurre l’impatto attraverso una migliore gestione dei rifiuti, iniziative di recupero e l’adozione di alternative sostenibili offrono soluzioni promettenti per ridurre l’impatto futuro da microplastiche.

Image courtesy © X-Reef, in the Calanques national park

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