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Covid19: uno stress test per la Smart City del futuro

Nel mese di marzo l’intensità di utilizzo delle reti in Italia è cresciuta del 50%: aumento dovuto a una sollecitazione trasversale da parte di tutti gli utenti in questo periodo di quarantena forzata.

Le telco hanno reagito con una implementazione delle capacità di rete, potenziando una struttura comunque già sovradimensionata rispetto alla domanda, e progettata per sopportare stress di iperutilizzo grazie a sistemi di riserve e backup.

«Le reti globali e internet hanno la capacità necessaria, anche perché, c’è sempre stato un potenziale di riserva nelle reti, nel mondo e in Europa».
Chintal Patel Chief Technologist per Cisco UK e Irlanda.

«Per questioni di sicurezza e di stabilità la rete trasmissiva è spesso ridondata e quindi in caso di necessità può spingere, sull’extracapacità decidendo di sacrificare la ridondanza, ma sono scelte estreme che ogni operatore valuta solo in situazioni di emergenza».
Andrea Mondo, vice presidente delle Operations di Sirti.

Ma come è distribuito il flusso del traffico?

La quota maggiore di traffico è generata dallo streaming (soprattutto video entertainment), che pesa per il 50% sul totale. Seguono, la navigazione web (25%), il download (10%), il gaming (10%) e messaggi, chiamate e videochiamate (5%).

Questo il motivo per cui il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton ha chiesto alle principali piattaforme di streaming e operatori telefonici di abbassare la qualità dei video riducendo la quantità di dati in circolo e quindi il consumo di banda.

Provando poi ad esplorare il comportamento sociale degli Smart Citizens, osserviamo che il traffico voce e le chiamate di gruppo in termini di tempo su Messenger e Whatsapp sono aumentate di oltre il 1000%, la permanenza sui principali social network di oltre il 70% con il raddoppio delle visualizzazioni su Instagram e Facebook e un aumento del 50% nello scambio di messaggi.

Pur con importanti variazioni tra operatori e regioni, secondo Aldo Bisio, ingegnere, a capo di Vodafone Italia, il traffico dati è cresciuto del 30% sulla rete mobile e del 60% sulla rete fissa.

Emerge dunque la grande necessità di interagire e comunicare delle persone. Sfruttando l’unica opzione disponibile, considerate le stringenti misure di distanziamento sociale in vigore.

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Ma le Smart City, sono i centri nevralgici di una Smart Land diffusa, o solo isole aumentate?

Il paradigma della Smart Land ben si adatta ad un Paese, come l’Italia che, a fronte di poche metropoli, è composto per lo più da piccoli comuni, con identità proprie e caratteristiche peculiari difficilmente omologabili. Di fatto, il concetto di città intelligente, nel nostro Paese, è soprattutto quello dei piccoli centri, dei borghi, che devono essere connessi in fibra per dare al territorio tutto pari opportunità rispetto alle grandi città.

Purtroppo però l’efficienza dell’infrastruttura non è distribuita in modo omogeneo su tutto il Paese e lo scarto diventa evidente nel momento in cui andiamo ad analizzare le zone del Paese a fallimento di mercato, quelle in cui la rete non può essere sviluppata dai privati se non attraverso finanziamenti pubblici o fondi europei.

«Se nelle grandi città e in ampie zone del Paese i cittadini hanno potuto usufruire di servizi digitali che in parte non conoscevano, ma che ora risultano essenziali» – aggiunge Pietro Urbano, Vice President Innovation & Marketing di Sirti S.p.A. «nelle zone a fallimento di mercato la situazione è, con vari gradi di penetrazione, ancora diversa, con aree dove i cittadini non hanno ancora la piena disponibilità di usufruire completamente dei servizi offerti dalla rete. Ed è un divario che purtroppo non sarà colmato in tempi molto rapidi, nonostante il grande impegno del Paese nel progetto di copertura infrastrutturale».

Uno sforzo e una progettualità che richiede investimenti importanti e competenze professionali elevate, difficilmente rintracciabili in tutte le realtà locali italiane, specialmente in quelle più piccole.

Il passaggio dalla Smart City alla Smart Land è dunque ancora in atto, e potrebbe richiedere ancora del tempo.

Ma la sperimentazione dei centri nevralgici sta superando la prova e, alla base dei servizi diffusi, ci sono infrastrutture e piattaforme abilitanti, replicabili e di facile implementazione, che consentono di erogare servizi smart adattabili al contesto e declinabili sulle caratteristiche dei singoli territori.

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All image credits freepik.com

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