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Packaging sperimentale: approcci per imballaggi a prova di futuro

La ricerca e la sperimentazione di soluzioni materiali e tecnologie innovative per ripensare il packaging dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati non sono di certo un’attività recente, ma un cambio di percezione da parte dei consumatori, e soprattutto una pressione dall’alto con normative che vogliono regolamentare l’utilizzo di certi materiali, della plastica nello specifico, stanno accelerando la trasformazione del settore.

Mentre a livello normativo si cerca di limitare l’uso inopportuno dei materiali, come nel caso della direttiva europea sui prodotti in plastica monouso, da parte di chi progetta e produce imballaggi c’è un alto interesse a individuare materie prime rispondendo sia alle normative sia a requisiti tecnici molto specifici.

2 coco magee blogLarge© Green Product Award, Best Concepts 2023: COCO MAGEE

Già da tempo gli industrial designer si stanno interessando ai materiali per ragionare su soluzioni alternative in quanto permettono di indagare nuove caratteristiche e qualità performative con un approccio design-driven: il material tinkering. 

Recente risultato di questa pratica è il concept COCO MAGEE presentato da un gruppo di studenti del dipartimento di Product Design dell’Industrial Design College della Guangzhou Academy of Fine Arts in Cina. Con la loro sperimentazione sul guscio della noce di cocco, un biomateriale altamente resistente, utilizzando svariati processi di trasformazione per altrettanto diverse soluzioni applicative, i giovani designer si sono aggiudicati il Green Product Award 2023 nella categoria Best Concept.

5 coco magee blogLarge© Green Product Award, Best Concepts 2023: COCO MAGEE

Partendo da un problema ben definito, ovvero dai grandi volumi di scarti agroalimentari derivanti dall’incremento della coltivazione e commercializzazione dei prodotti a base di cocco, i designer hanno utilizzato i vari scarti per rigenerare materiali con diverse proprietà fisiche ed estetiche, tra cui materiali bidimensionali come carte e pellicole traslucide a base di fibre di cocco.

Anche se questo tipo di proposte sono espressioni di sperimentazioni fai-da-te in ambiente universitario, esse possono portare a delle soluzioni commercialmente interessanti, come dimostra l’esempio di Notpla: una start-up nata dalla collaborazione di due studenti incontratisi al Master di Innovation Design Engineering tenuto congiuntamente da Imperial College London e Royal College of Art, in seguito al successo mediatico che ha riscosso il loro progetto universitario.

Natopia min© Notpla

Risultato della loro sperimentazione è una capsula d’acqua commestibile, una confezione monodose a base di alghe. Il contenitore è costituito da uno strato gelatinoso, ovvero delle membrane che permettono di contenere liquidi di varia natura. Diventato virale in poco tempo, il packaging innovativo è stato ulteriormente perfezionato con l’aiuto di ingegneri chimici dell’Imperial College che hanno permesso agli inventori di sviluppare il loro primo prodotto commerciale, Ooho. 

Sono seguite partnership con realtà locali che si sono rivelate importanti nelle campagne di sostituzione di bicchieri e bottiglie di plastica monouso, nonché un primo lancio di contenitori per alimenti da asporto, sempre a base d’alga. Ad oggi, dopo essersi aggiudicata diversi finanziamenti, la start-up conta più di quaranta dipendenti e offre una serie di soluzioni bio-based per l’imballaggio di alimenti, sia solidi che liquidi, tutti completamente naturali e dunque naturalmente biodegradabile e compostabile in casa.

Natopia 2 min© Notpla

Mentre questi risultati fortuiti sono nati da una collaborazione spontanea, spronata non tanto da una esigenza di creare un nuovo prodotto commerciale ma di rispondere a un “compito in classe”, puntare sulla collaborazione per arrivare a soluzioni innovative è una modalità che ormai anche i protagonisti delle grandi industrie hanno scoperto. 

Fare ricerca e sviluppo unendo le forze di università d’eccellenza, di centri di ricerca all’avanguardia sullo sviluppo tecnologico e mettendo a disposizione l’expertise dei grandi produttori porta, sul lungo termine, a soluzioni di grande impatto. Ne è un esempio il progetto Usable Packaging che unisce 25 partner della filiera bio-based e alimentare europea, tra cui Barilla e Orogel.

usable packaging©Usabel Packaging Project

L’obiettivo dell’iniziativa co-finanziata con fondi europei è la sostituzione dei materiali da imballaggio a base fossile con alternative ecocompatibili ad alta prestazione che, pur mantenendo le proprietà tecniche necessarie per confezionare alimenti e altri prodotti deperibili, presentano caratteristiche di biodegradabilità assicurandone un fine vita che si inserisce in un’ottica di economia circolare.

Una pietra miliare del progetto è la produzione da parte di uno dei partner, BIO-MI, di buste per prodotti alimentari congelati biodegradabili e derivati ​​da residui dell’industria alimentare. Più dettagli sul progetto sono disponibili nel comunicato stampa.

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Image courtesy of Bio-mi

Dunque non solo la finanza privata, ma soprattutto la commissione europea incentiva e investe in progetti di ricerca e sviluppo con varie modalità, tra cui il programma Circular Bio-based Europe Joint Undertaking, per supportare l’innovazione materiale e la crescita delle aziende europee nell’ottica di una catena di valore circolare e sostenibile.

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